STORIA

La storia di Claviere è legata alla storia del valico del Monginevro e della sua strada: una storia antichissima e avventurosa.

Claviere dall'antichità all'800

I primi abitanti delle nostre montagne, fin dalla preistoria, praticavano i colli alpini per i loro scambi e in seguito per i loro commerci. Il colle del Monginevro, che mette in comunicazione l'Alta Val di Susa con la valle della Durance, nell'antichità era fra tutti il più frequentato. Secondo alcune ipotesi, proprio di qui, nel 218 a.C., passò Annibale con i suoi elefanti. Giulio Cesare vi passò per la prima volta nel 58 a.C., quando fu nominato proconsole della Cisalpina e della Transalpina: compì il viaggio da Roma a Ginevra in 8 giorni, percorrendo in media 150 Km al giorno e vi ripassò più volte in occasione delle 8 campagne che seguirono fino al 51 a.C.. Dopo aver domato le diverse tribù montane, Cozio, alleato di Cesare decise di far costruire una strada più adatta al transito delle legioni. La "via Cottia per Alpem" partiva da Torino e passava per Susa (Segusium), Oulx (Villa Martis), Cesana (Gadaone o Gaesao) e superava le gorge spaventose di Claviere, più tardi messe sotto la protezione di San Gervaso. Qui la roccia a strapiombo era intagliata per una larghezza di oltre 2 metri e mezzo, permettendo di arrivare al colle dove sorse un tempietto in onore del Dio Giano (che ha dato il nome al monte Ianus). Di qui il tragitto per Brigantio, l'attuale Briançon, era più facile e agevole. 

In questa conca sarebbe sorto il villaggio di Claviere (Las Clavieras nel medioevo) e possiamo immaginare il sollievo dei viandanti che vi giungevano anche in pieno inverno nonostante le forti nevicate e i pericoli di valanghe e slavine. I montanari erano soliti segnare il cammino con lunghe pertiche infisse nel terreno. Si dovevano smontare i veicoli, caricarli sulle slitte e trascinarli fino al colle a forza di braccia. In primavera, sol attaccati ad una grossa fune tenuta da uomini e buoi, le carrozze potevano scendere per il ripido pendio senza ribaltarsi. 

Questa strada rimase una semplice mulattiera per tutto il medioevo e fino ai tempi di Napoleone. Superarla era una vera avventura! Nella cappella di San Gervaso un'iscrizione ricordava l'impresa di un cocchiere che era riuscito a raggiungere il valico con una carrozza a due cavalli, senza smontare da cassetta.

Storia dello sci a Claviere

Anche nell'800, nonostante la strada napoleonica costruita sulle pendici del monte Chaberton, l'inverno era un periodo di solitudine per lo sperduto villaggio di Claviere ... ma già si avvicinava una stagione più allegra e movimentata: la stagione del grande sci alpino, anzi dello "ski" (come dicevano i pionieri). 

E. Santi, sindaco di Claviere, scriveva nel 1914: "Dopo tanti anni di vita sciistica, si è potuto constatare che la conca di Claviéres e dintorni rappresentano la zona più nevosa delle nostre valli piemontesi, in modo da permettere una lunga stagione invernale che può iniziarsi in ottobre e terminare in aprile". 
Il nuovo attrezzo che consentiva di "sci-volare" sulla neve era destinato a suscitare l'attenzione delle autorità militari, che dovevano risolvere il problema del movimento delle truppe e la difesa dei 1900 Km di frontiera alpina. Il III Alpini di stanza a Bousson, nel 1901 fu impegnato in un corso regolare di addestramento sulle nevi di Cesana e di Claviere.

I ricordi di Natalia Ginzburg

La scrittrice torinese racconta in “Lessico Famigliare”

“A quel tempo non erano ancora di moda gli sport invernali; e mio padre era forse, a Torino, l’unico a praticarli. Partiva, nonappena cadeva un po’ di neve per Claviéres, la sera del sabato, con gli sci sulle spalle. Allora non esistevano ancora né Sestriéres, né gli alberghi di Cervinia. Mio padre dormiva, di solito, in un rifugio sopra Claviéres, chiamato “Capanna Mautino”. Si tirava dietro a volte i miei fratelli, o certi suoi assistenti, che avevano come lui la passione della montagna. Gli sci, lui li chiamava “gli ski”. Aveva imparato ad andare in ski da giovane, in un suo soggiorno in Norvegia.”